L’emergenza epidemiologica legata alla diffusione del Covid-19 in Italia può essere interpretata come un fatto sociale totale, le cui ripercussioni, in termini di estensione, portata e intensità, hanno attraversato ogni aspetto della società (dalle relazioni sociali a quelle economiche e politiche), modificandone la struttura, l’ordine delle priorità e l’assetto valoriale.
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All’indomani della proclamazione dello stato di emergenza, l’intera comunità scolastica è stata, difatti, coinvolta nell’imponente “esperimento collettivo” della didattica digitale: una vera e propria chiamata alle armi che ha richiesto una profonda riorganizzazione delle modalità di accesso ai luoghi della formazione, contestualmente a un riassetto complessivo della progettazione didattico curricolare avente come obiettivo quello di capitalizzare e mettere a sistema le risorse (materiali e immateriali) erogate anni addietro con il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD). Per quanto all’inizio sia stata ritenuta una misura-tampone, volta a rendere possibile la frequenza scolastica in condizioni di emergenza straordinaria, la didattica digitale ha senz’altro migliorato l’esperienza educativa e relazionale di studenti e docenti, consentendo un’importante evoluzione dell’intero comparto scolastico italiano. Passando al piano della dotazione tecnologica e strutturale degli edifici, la situazione diventa più critica. Gli interventi di potenziamento della connettività, promossi durante gli anni della pandemia, pur rilanciando le condizioni per lo sviluppo di una didattica orientata a un uso via via più intensivo delle ICT, hanno risentito di diseguaglianze territoriali e dislivelli sociali perduranti, difficili da eradicare. Entro tali premesse si è inserito il programma di ricerca triennale (2021-2023) finanziato da Sapienza Università di Roma sulla Valutazione dell’Impatto Sociale della Didattica Digitale dopo il Covid-19.
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